di Luigi Marino
La Bielorussia di Lukashenko è da tempo sotto attacco mediatico da parte di molti paesi occidentali. Ed ancora oggi, sia prima che dopo queste elezioni presidenziali, i mass media non hanno esitato a demonizzare il Presidente uscente, definito come "ultimo dittatore dell'Europa dell'est", accusandolo di "gravi violazioni della libertà d'espressione e di altri diritti dell'uomo, nonché di arresti di oppositori ecc..".
Precedentemente, nel settembre dello scorso anno organizzato dall'Assemblea Parlamentare della Nato, si è svolto a Vilnius in Lituania uno speciale "Seminario sulla Bielorussia" al quale avevano partecipato rappresentanti di partiti e gruppi di opposizione, di organizzazioni non
governative e di associazioni che in vario modo raccolgono il dissenso nei confronti della politica del Presidente Lukashenko e che hanno richiesto a tal fine sostegni politici e finanziari, nonché più efficienti mezzi di comunicazione anche dall'esterno del Paese. Tutto ciò per "promuovere la
democrazia" in sintonia con la posizione ufficiale americana. Insomma ancora una volta è stata dispiegata per tempo e con adeguati supporti una campagna denigratoria nei confronti della Presidenza Lukashenko a scapito di un'analisi obiettiva della politica complessiva portata avanti in tutti questi anni.
La Bielorussia è uno Stato non nucleare, si è dichiarata contro la proliferazione delle armi, ha preso posizione ferma contro il terrorismo, pur dichiarandosi contro l'allargamento della Nato ha dato piena adesionealla "Partnership for Peace", è stata riammessa nell'OSCE, ha ottime relazioni commerciali oltre che con la Russia anche con la Polonia e la Lituania, ecc. ed essendo un Paese di transito costituisce anche una piattaforma logistica verso il mercato russo. In politica interna la Bielorussia ha un'economia in crescita dal 1996, un debito quasi nullo,
una disoccupazione all'1,4% ed ha conservato una elevata spesa sociale. In Bielorussia non si sono avute privatizzazioni selvagge, a differenza delle altre repubbliche ex sovietiche, per cui l'80% delle imprese sono restate pubbliche e nei settori privatizzati lo Stato si è riservato la "golden share". In base all'ultimo rapporto dell'ONU la Bielorussia fa parte dei paesi meno corrotti al mondo. La tranquillità sociale, l'assenza di forti conflitti e la stabilità economica sono dati indiscutibili e riconosciuti da tutti gli osservatori internazionali. Cresce l'economia, ma deve
crescere certamente anche la democrazia, che non è mai troppa ovunque.
Perché allora questo accanimento, questa ostilità, se non livore contro la politica di Lukashenko? Forse perché la Bielorussia - contrariamente ad altri paesi ex socialisti - si è dichiarata contraria alla guerra in Iraq? perché non desidera far parte della Nato ed invece segue una linea politica di integrazione economica e commerciale con la Russia? Al di là di un discorso sui poteri presidenziali, che certamente non riguarda solo la Bielorussia, perché negare o sottovalutare la portata del consenso reale di cui gode Lukashenko, confermato anche in questa tornata
elettorale? L'adesione alla politica del Presidente è nel paese convinta da parte della stragrande maggioranza della popolazione, anche perché non vi sono candidati alternativi credibili e quelli che sono scesi in campo scimmiottano le tesi, come sono state esposte a Vilnius dai loro rappresentanti, quali il passaggio all'economia di mercato insieme a quelle sulle "necessarie privatizzazioni perché vengano attratti gli investitori stranieri" che incutono più che giustificati timori in un Paese in cui si è conservato un welfare di tipo sovietico. Vi è paura sì, ma per le politiche iperliberiste che hanno prodotto tante tragedie nei paesi ex socialisti, compresa la forzata emigrazione all'estero.
1 comment:
ONU, OSCE, NATO...una piccola parte della robaccia che sto studiando o meglio sto facendo finta di studiare! :)
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